Nuovamente in dieta (e sì, ogni tanto occorre rimettersi un po’ in pista) , mi era stato dato un programma da seguire ma, alla dicitura Pesce Grasso, ho provato qualcosa che rispettasse la dieta ma anche il gusto.
Perchè al gusto non si deve rinunciare. MAI! Ah! Quasi dimenticavo, dotatevi di una buona padella antiaderente.
Questa ricetta me l’ha fatta scopire la mia dolce metà. E’ semplice. E’ buona. E’ fresca. E nel nome della ricetta c’è praticamente anche la ricetta stessa! Li si può preparare a casa, in campeggio, li si può portare a lavoro, in università. E’ una ricetta decisamente versatile.
Adoro la pasta fatta, la mangerei spessissimo in questo modo, ma c’è un ma, si può fare solo a fine primavera e d’estate! Quindi questo potrebbe essere chiamato più correttaemnte un comfort food stagionale. Perchè? Beh, nelle altre stagioni, diciamocelo, i pomodori non sono proprio il massimo. E’ molto semplice, ci sono pochissimi ingredienti e quindi è fondamentale che siano tutti al meglio della forma. Anche la pasta deve essere di ottima qualità! Come pomodori, in genere uso i cuore di bue, ma anche altri pomodori vanno bene.
Questo qua sotto è il sugo, come potete vedere a quelli intorno a me non piace mangiare l’aglio 😉 .
Il Kebab, una preparazione che è ormai diventata un classico street food, spiedi enormi girano contuamente in griglie verticali. Creando un odore e un sapore incredibile e molto caratteristico. Ne ho mangiati tanti, turchi, egiziani, marocchini e greci.
E, alla fine, ho provato a farne uno io, lontanissimo da quelli che si comprano in giro, a partire dalla carne utilizzata: il maiale.
La preparazione è un po’ laboriosa ma semplice e non richiede neanche ingredienti molto esotici. La cottura invece ha rivelato alcune particolarità, mi spiego meglio, ho cotto in forno lo spiedo in verticale, così come lo avevo visto nei vari posti dove l’ho mangiato e, esattamente come loro l’ho tagliato in verticale e, esattamente come loro, ho dovuto reinseire lo spiedo in forno altre 3 volte per continuare e terminare la cottura. Un po’ noioso ma… …il risultato è stato strepitoso e quindi… …ci si riprova ingegnadosi un po’ sulla cottura, che magari, al prossimo giro faccio orizzontale e con le fette di carne un po’ più distanziate, oppure in teglia senza spiedo, meno coreaografico ma più comodo. Vedremo! Nella foto taglio del Kebab in trasferta nella cucina di amici che si sono prestati per la prova.
Questa ricetta ha allietato molti dei miei pranzi quando ero cucciolo.Poi ho avuto una cucciola anche io e mi sono detto:”Mah! Magari piacciono anche a lei?”. Ho aspettato che la mamma (che non ama alla follia detti mitili) non ci fosse per pranzo e via alla preparazione. Risultato? La piccola belva se ne è pappata 4 etti (considerando i gusci) e continuava a presentarmi il piatto vuoto dicendo: “ANCORA!”Esperimento riuscito, quindi, da ripetere. Per la mamma preparerò qualcos’altro… … la nonna invece, ogni volta che ricordiamo l’accaduto, alza gli occhi al cielo e mi dice che sono stato un folle! Ma alle nonne si perdona tutto 😀
La loro storia si perde nei secoli, c’è chi colloca le uova ritiene addirittura nel periodo dell’antica Roma ma lì li riempivano con pesce fermetanto e altre cose. Compaiono ufficiosamente sulle tavole spagnole nel XIII secolo. Nel corso del tempo le uova, una volta fatte rassodare, sono state riempite in modo diverso, quasi sempre con l’aggunta di maionese e altri ingredienti (Tonno, verdure, ecc.). Queste uova, nello specifico, assumono vari nomi: Uova diaboliche, infernali, infuocate, del diavolo, alla diavola ecc. ecc. Stando a The History Channel, le uova alla diavola potrebbero risalire all’antica Roma o addirittura all’antico Egitto, dove le uova venivano già servite bollite e condite con salse piccanti. Il termine compare su un dizionario del XVIII secolo che l’Oxford English Dictionary come deviled eggs ma, per arrivare alla preparazione che ricorda quella di oggi occorre arrivare alla fine del XIX secolo dove, in libro di cucina americano del 1896 – The Boston Cooking School Cookbook di Fannie Farmer – è stato indicato l’uso della maionese per legare insieme i tuorli d’uovo macinati, il che ci porta alla ricetta classica di oggi che prevede maionese, senape e paprika. Io ho fatto diverse prove e ho inserito alcune modifiche, testate diverse volte e sempre piaciute. Il peperoncino è la parte delicata, io ne ho usati diversi e, alle polveri preferisco le salse, quindi pesto di peperoncini, salsa di habanero, composte o simili al momento sto usando, con molta, molta, e aggiungo molta, parsimonia la composta di Filippo Argenti. All’inizio contavo un uovo a persona ora sono arrivato a 1,5 – 2 uova a persona.
Per lungo tempo ho preparato il polpo bollito con patate e olive poi, un giorno di tanti anni fa, in un ristorante sul mare ci hanno portato un’inslata di polpo con i pomodori. A quel punto, mi sono detto, perchè non provare a farlo con i pomodori si, ma anche con altro? Ora, quando me lo chiedono, lo faccio sempre così Certo, d’estate i pomodori sono molto più buoni e tutto il piatto ne guadagna moltissimo
Non è un mistero che mi piacciano i fumetti, il modellismo e, ovviamente, non è un mistero che mi piaccia cucinare e quindi un capodanno di alcuni anni fa (molti anni fa, in effetti) ho deciso di unire i tre mondi. Come? Beh, credo che lìimmagine sia abbastanza esauriente. La base, come dice il titolo, è un patà di tonno e poi, per il resto, l’unico limite è fantasia.
Vi sarà capitato di fare una pasta all’amatriciana non proprio canonica perchè vi mancava quell’ingrediente, perchè ne avevate un altro? E mi fermo qui perchè altrimenti, di sti tempi, rischio il linciaggio. Ecco, questa pasta è la summa di tutte le vostre “personalizzazioni”, da cui il nome. Bisogna essere zozzi. Ma il gusto sarà strepitoso. Si lo so che la ricetta originale prevede la salsiccia ma io ho preferito questa versione. Immaginato di fare una crasi (si vabbè, di unire), un’amatriciana, una gricia e una carbonara. Un Frankenstein romano, un ibrido laziale, insomma una cosa zozza. Ma la dovete provare.
Ricetta provata per una cena di pesce, in realtà provata prima con un piccolo numero (10 gamberoni) e poi fatta per la cena di pesce (circa una cinquantina di gamberoni). E’ molto semplice considerato l’effetto finale direi che rientra nelle attività minimo sforzo massimo effetto. Il gusto riporta la mente alla cucina orientale. Occhio che il latte di cocco sia realmente latte di cocco. Il curry se lo trovate bio è meglio. Li ho serviti su conchiglie di capesante.